mercoledì 8 aprile 2009

Confessione di un italiano

Il devastante terremoto in Abruzzo fa capire quanto sia importante poter contare su uno stato forte, unito e coeso, alle proprie spalle. E perchè uno stato possa essere tale, e possa affrontare con serenità anche le disgrazie cui può andare incontro, deve eliminare le sacche di sprechi, i privilegi e le inefficenze esistenti al suo interno; deve inoltre poter contare su entrate consistenti, certe e sicure, che le possono venire solo da tasse, imposte, e contributi vari.
Un buon cristiano, consapevole di ciò, deve contribuire onestamente ai bisogni ed esigenze dello stato.

La Pasqua è una tappa importante nella vita di ogni buon cristiano; egli è anche consapevole che, stando al precetto della chiesa, si deve confessare almeno una volta all'anno e comunicarsi almeno a Pasqua. Per molti cristiani è dunque l'occasione per aderire al precetto, tirare le somme e fare i conti con la propria coscienza.
Chi conosce l'autore del presente, sa che ha ripreso da poco a frequentare assiduamente la chiesa, dopo anni di assenza, anche se non tutta imputabile a propria volontà; e quindi, anche costui si trova esattamente nella situazione descritta; e, se vorrà, dovrà anch'egli tirare quelle somme.

Poichè lo stato ha bisogno di quelle entrate e può garantirsele solo attraverso l'imposizione di tasse, volute, studiate e modulate da un parlamento votato democraticamente a maggioranza, ogni buon cristiano deve chiedersi se, dall'ultima confessione, è stato onesto e corretto con lo stato. Stiamo tutti assistendo agli sforzi dello stato, per prestare i necessari soccorsi alle popolazioni terremotate, e possiamo anche immaginare i costi che esso dovrà poi sopportare per la ricostruzione di abitazioni per quelle popolazioni martoriate.
Quando gli fu sottoposto il quesito trabocchetto, Gesù rispose che bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Quanti sono i buoni cristiani che hanno dato correttamente allo stato tutto quanto gli era dovuto? Io credo siano in pochi. Basta infatti la pur minima spesa fatta senza richiedere l'emissione dello scontrino fiscale che si diventa complici di evasione, facendo così diventare peccatore anche il trasgressore. E anche se taluni non sentono d'aver commesso un peccato, perchè atei, laici, agnostici, anche tra costoro, quelli dotati di maggior sensibilità, vi è chi sente d'aver commesso una irregolarità. L'agnostico, soprattutto, perchè abituato più di altri all'introspezione e a scavare dentro di sè per cercare risposte ai grandi quesiti della vita, sente più di altri il peso delle trasgressioni.

Ma a fare da contrapposizione, da contraltare, a quel genere di peccato, ce n'è un altro ben più grave, perchè preso spesso a scusante per giustificare questo: è il peccato di lassismo, assenteismo, negligenza, e quantaltro in cui cadono spesso lavoratori del settore pubblico, tra i quali vi sono certamente cattolici, che quindi peccano. E se c'è un ministro, Brunetta, che stà impegnando anima e corpo su questo fronte, affermando inoltre che ci sono un milione di esuberi sfaccendati, alla fine una parvenza di verità sulla questione ci deve pur essere. E se poi aggiungiamo gli sprechi perpetrati nelle scuole pubbliche, fronte sul quale è impegnata alacremente la ministra Gelmini, non è difficile imputare quest'altra forma di peccato a chi compie tali atti di spreco. E se aggiungiamo che chi compie quel genere di peccato è anche privilegiato, rispetto i cittadini normali, perchè non corre mai rischio di perdere il lavoro, nemmeno in tempo di crisi come questo, chi si rende colpevole di tal genere di peccato è come se ne commettesse due.

E mettiamo anche il caso di quei dopolavoristi o cassintegrati che svolgono attività in nero nel dopo lavoro o approfittando della condizione privilegiata di cassintegrato, al peccato di evasione fiscale si aggiunge quello di truffa ai danni dello stato, perchè percepisce impropriamente un'indennità che serve ad aiutarlo.

Per farla breve, e per chiudere il cerchio, in tutto questo c'è però anche lo zampino dello stato perchè non consente ai cittadini di poter scalare dalle tasse le spese sostenute per la manutenzione ordinaria di una casa. Ma questa è un'altra storia.

E con ciò, Auguro Buona Pasqua a Tutti.

14 commenti:

  1. Questo tuo invito ad un più approfondito esame di coscienza troverà molti di noi in colpa, io per prima sono colpevole, ma lasciami proporre una riflessione.
    Gesù disse che dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare, ma quando Cesare pretende tasse inique e pletoriche, usandone poi i proventi in maniera scoveniente, come possiamo difenderci ?

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  2. Carissimo, se ti dico cosa è peccato per me forse ti scandalizzi, ma provo a dirtelo ugualmente.
    Quando facevo catechismo ai bambini di 6 anni per spiegare il peccato prendevo un mazzolino di fiori di campo e li proponevo alla loro ammirazione, mostrando, avvicinandomi a ciascuno, le bellezze di questi fiori così incantevoli e perfetti, pur nella loro piccolezza.

    I bambini erano tutti attenti.

    Poi mi allontanavo un pochino verso la mia sedia, prendevo quei fiorellini e li strappavo e li pestavo con i piedi.

    E loro: "Peccato!!!! Perchè ha fatto così, maestra?"

    Ecco che così avevo il punto di partenza per spiegar loro cosa era il peccato: Il peccato è trattare le cose, le persone, le situazioni dimenticando che ogni cosa, ogni persona, ogni situazione è un dono di Dio e perciò va trattato come tale: da come trattiamo la realtà si capisce come trattiamo Cristo (http://annavercors.splinder.com/post/20255518/Come+trattiamo+Cristo%2C+cos%C3%AC+t)

    Ecco perchè il non pagare le tasse diventa immorale: perchè se c'è un comandamento che Gesù ci ha dato, se lo amiamo, non possiamo non obbedirGli (Non chi dice Signore, Signore si salverà, ma chi fa la volontà del Padre mio)

    Ma non è il solo "peccato" che compiamo!

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  3. Grazie Marshall per il riconoscimento all'agnostico.In genere siamo bistrattati...anche se ritengo,modestamente, di difendermi benino......

    Ambra
    non dimentichiamo che anche Gesù ritenne opportuno cacciare i mercanti dal tempio e non di certo con i guanti bianchi....

    ciao
    Marcello

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  4. Ecco Marcello, mi hai dato involontariamente una meritata lezione: non noi dobbiamo giustificare i nostri peccati pur riconoscendo quelli degli altri.

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  5. Ambra,
    non sentirti troppo in colpa per quel genere di peccati veniali (quando siamo alle piccole cifre): sappi che io lo sono forse più di te. Ma nel fare il mio dovere di contribuente quasi irreprensibile, stò imparando (solo imparando, perchè non sono ancora al top) a non pormi più il quesito di quanto gli altri rubino mentre io faccio il mio dovere fino in fondo: lo faccio e basta, poi costoro li combatto, quando posso e se riesco, con l'arma della satira. A questo proposito, mi è doveroso qui ricordare che, a tal riguardo, un blogger, certo Sarcastycon, ha fatto della satira vignettistica, assai pungente, la sua forma espressiva migliore. Io mi fermo allo scritto. Certo mi piacerebbe disegnare vignette come quelle di Guareschi, o di Forattini, ma non ne ho le capacità.
    Pensa che un giorno, forse due anni fa, sul mio vecchio blog ho intitolato un post "Io stò con gli evasori", parafrasando il film di Terence Hill e Bud Spencer, Io sto con gli ippopotami, perchè s'era creato tutto quel badalume attorno al libro "La casta". Ma la mia, ovviamente, era stata solo una provocazione; una provocazione esasperata contro gli sprechi della malapolitica.
    Quindi, non fartene una colpa esagerata, per quanto detto nel post. Noi staremo sempre col fiato addosso a chi una la cosa pubblica, chesia di destra di centro o di sinistra, per sperperare e farsi i propri comodi.
    Ciao.

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  6. Caro Marshall, anch'io come te lascio perdere il calcolo dei furti altrui, ma altrettanto cerco, insieme a tutti, di cacciare i mercanti dal Tempio.
    Marcello è un coacervo di mille virtù, dobbiamo essere felici di averlo per amico.

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  7. Ambra
    non esagerare non sono mille ma solo 999 eheheh
    ciao
    Marcello

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  8. AnnaV,
    no, non mi scandalizzo. L'esempio dei fiorellini calpestati è lampante per i bambini, e ha fatto loro capire in un baleno cosa sia il peccato. Sarei curioso però di sapere se è stato una tua elaborazione o se l'hai trovato scritto in qualche libro; la differenza potrebbe essere sostanziale perchè metterebbe a prova il grado di sensibilità di un'insegnante (che non guasterebbe); e quindi, quanta passione ci mette in quel lavoro.
    Ma qui, siamo usciti un pò dal seminato e devo riprendere il bandolo da un'altra parte.
    Ciao.
    Mario

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  9. Un certo sarcastycon?
    ma chi è?
    ciao
    Marcello

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  10. Diciamo che l'idea mi è stata suggerita da un esempio di don Giussani, ma la lezione l'ho tenuta io (appena lasciato il liceo dove insegnavo perchè dovevo andare in pensione)!

    E dovessi vedere come erano belli quei bambini di sei anni; è davvero incredibile come a sei anni siano così autentici e puliti (è successo nel 2001 e non credo che nel frattempo i bambini dai sei agli otto anni siano molto diversi, se uno li sa prendere!)
    Mi è capitato solo quella volta di avere per tre anni di seguito dei bambini da portare alla prima comunione, ma è stata un'esperienza bellissima, nonostante la fatica.

    Tornando al peccato, io credo che sia importante capire che non si tratta soltanto di regole da rispettare, ma del riconoscimento di aver tradito un amore infinito e del pianto che ne consegue, come per San Pietro.

    Ho ricevuto da un amico questo brano commovente che copio perchè mi pare che, se il Cristianesimo non è questo dramma quotidiano di limite, di tradimento, di richiesta di perdono, di desiderio di ricominciare, non è diverso da tante altre esperienze abbastanza scontate e per niente affascinanti:


    “Pietro si sentì perduto.
    Tremava e guardava ciascuno di coloro che venivano a scrutarlo da vicino puntando le loro dita accusatrici contro di lui.
    Disperato urlò e giurò: “ Non sono dei suoi! Non sono quello che dite! Non conosco quell’uomo!”
    Le guardie stavano per arrestarlo, ma proprio in quel momento dignitari e guardie uscirono con Gesù legato in mezzo a loro; così, senza volerlo, Pietro si trovò a urlare il suo ultimo rinnegamento non rivolto alle faccie arcigne e minacciose delle guardie, ma fissando Gesù che a sua volta lo fissava. Faceva già abbastanza giorno perché lo sguardo del Signore raggiunse Simone con tutta la sua profondità.
    Per un istante – ma quanto dura un istante sotto lo sguardo dell’Eterno- tutto sparì attorno a Pietro.
    Le guardie, le serve,il cortile e il palazzo del sommo sacerdote, il fuoco, il freddo…: tutto sparì.

    Non c’era altro che lo sguardo di Gesù, e in questo sguardo, alla luce di questo sguardo, Pietro rivide tutto quello che aveva vissuto col Maestro: il lago, la barca, la prima pesca, risentì tutte le parole del Signore e le sue a Lui: “ prendi il largo”; “ Ma sulla tua parola…” ; “ allontanati da me che sono un peccatore!”; “ D’ora in poi sarai pescatore di uomini”; “ ti chiamerai Cefa”; “Comanda che io venga da te sulle acque”; “ Signore, salvami!” ; “ Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”; “ beato te Simone…”; ”lungi da me Satana!”; “ E’ bello per noi stare qui”; “ per me e per te”; “quante volte dovrò perdonare?” ; “ “Signore, da chi andremo?”; “ non mi laverai mai i piedi!”; “ darò la mia vita per te”; “ restate qui e vegliate con me”; “ Simone, dormi?”; “ rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”; “ non canterà il gallo, prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte!”…..

    Ma tutte queste frasi, tutti questi avvenimenti, non erano, negli occhi di Gesù, che una storia d’amore, e per la prima volta, forse, Pietro capì, anzi vide, quanto Gesù lo amasse, quanto gli era amico. Le parole del suo rinnegamento- “ non conosco quell’uomo!” – si riverberavano come un’ eco negli occhi pieni di amore e di sofferenza del Maestro, e ricadevano nel cuore di Simone come sale su una ferita.
    Non aveva mai veramente amato l’amore di Gesù, e misurò nel suo proprio cuore tutta la solitudine, tutto l’abbandono, del suo unico Amico e Padre. No, non erano i Giudei, non erano i Romani che ferivano Gesù in quella notte, ma lui, Pietro!

    L’abbandono degli amici è una ferita più amara dell’ostilità degli amici.

    Ora Pietro avrebbe dato veramente la vita per il Signore.

    Ora capiva che era disposto a perdere tutto per Lui. E in questo istante senza fine – che non finirà mai- gli occhi di Simone domandarono a Gesù di poter morire con Lui.

    E in questo istante senza fine, lo sguardo del Signore gli rispose: Non ora! Più tardi!

    E in questo istante senza fine, Pietro non sollevò nessuna obiezione e accettò il dono dell’impotenza, il dono di non poter far nulla, il dono del fallimento della sua volontà,la grazia dell’impotenza del suo amore. Simone, chiamato Pietro, accolse la ferita dello sguardo non-amato di Gesù e sentì sgorgare nel suo cuore una sorgente amara.

    Il gallo cantò.

    Gesù non era più lì.

    Pietro era già fuori, versando per Gesù il sangue delle lacrime.”

    Ciao!

    Anna

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  11. AnnaV,
    ho letto il commento, e mi ha molto commosso.
    Mi vien da risponderti solo riferendoti di un episodio che m'è capitato un mese fa.
    Una mia parente, venendo a conoscenza dell'assiduità con la quale ho ripreso ad assistere "dal vivo" alla santa messa, sbalordita e incuriosita m'ha chiesto quali ragioni vi fossero alla base di un tale vistoso cambiamento. Forse, s'aspettava le dicessi che ho avuto una visione, e invece ho risposto che, semplicemente, ora ci vado con profonda convinzione. Non ha ribattuto: forse s'aspettava una risposta diversa; devo quindi averla molto scombussolata.
    Ciao.

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  12. Ambra,
    che dirti?
    ...pochi amici, ma buoni!
    Ciao.

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  13. Marcello,
    Sarcastycon? se fai mente locale, è una persona che tu conosci molto meglio di me.
    Mi ha divertito per tre anni con le sue fantasiose vignette satiriche!
    Ciao.

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