mercoledì 8 aprile 2009

Brevi considerazioni sulla leggenda della "Vera Croce"

Una delle più celebri leggende della cristianità medievale è quella cosiddetta dell’Albero, che narra la storia mitologica dell’Albero del Bene e del Male, ossia l’Albero della Caduta, dal quale viene infine tratto il legno della croce di Gesù, ossia l’Albero della Redenzione.
E’ noto che i primi cristiani, specialmente Paolo, sviluppano una particolare forma retorica, la cosiddetta antitypos (prefigurazione), intesa a dimostrare che la figura di Gesù, considerato il Cristo, il messia, dava compimento alle profezie della Bibbia ebraica, e quindi a reperire personaggi appunto prefiguratori di Gesù nell’Antico Testamento. Lo sviluppo della leggenda dell’albero, che espone una continuità tra l’albero della caduta e l’albero della riconciliazione e salvezza, rappresenta un’evidente ricalco del rapporto istituito da Paolo di Tarso tra Adamo e Gesù, ed attinge ad una leggenda popolarissima nel Medioevo, quella della “leggenda dell’Albero”. Opere apocrife, fra cui il Viaggio di Set in Paradiso, assai popolare nel Medioevo, raccontano di come Adamo, dopo la Caduta, inviasse il figlio Seth a chiedere consiglio per la via di salvezza. Gli vennero dati dei semi del pomo fatale mangiato dai progenitori. Seth li piantò, dando inizio ad una successione ininterrotta di alberi discendenti gli uni dagli altri. Questa generazione ininterrotta di alberi si trasmette attraverso i patriarchi, per giungere sino all’epoca salomonica, nella quale l’ultimo discendente arboricolo della pianta del peccato originale risulta inadatto alla costruzione del Tempio di Gerusalemme, immagine simbolica dell’incapacità del giudaismo di essere autentica religione di salvezza. L’albero che non può essere adoperato per la costruzione del grande tempio è posto nel medesimo, per ordine di Salomone. Da qui, dopo un evento prodigioso, di cui esistono diverse versioni e fra le quali una è rappresentata dall'’intervento della regina di Saba, profetizzante l’avvento del Messia, è gettato nella piscina probatica, che acquista facoltà guaritrici. In seguito, questo albero sarebbe stato quello su cui Gesù avrebbe subito la crocifissione. Questa leggenda è presente anche in un racconto latino, il quale è sicuramente anteriore al secolo XIII e che ottiene un successo immenso
Tassello di questo ciclo leggendario è la probatica piscina. Origine della credenza in questa vasca è senz’altro un episodio ricordato nel vangelo di Giovanni, ove si parla di un miracolo operato da Gesù che guarisce un paralitico. In questo episodio si riferisce di una piscina, all’interno delle mura di Gerusalemme, nelle cui acque scende, ciclicamente, un angelo, risanando coloro che si trovino in mezzo alle sue acque. Da questo racconto evangelico la cristianità ha elaborato l’immagine di una piscina resa miracolosa dalla presenza, al di sotto della sua superficie, di una parte del legno che era stato quello dell’Albero della Caduta e che sarebbe stato quello dell’Albero della Redenzione.
Come ha mostrato il grande storico delle religioni Mircea Eliade nel suo “Trattato”, la leggenda della “Vera Croce” riprende in forma cristiana archetipi e temi antichissimi ed, a detta dell’Eliade, praticamente universali, incentrati sull’idea dell’Albero cosmico (axis mundi) che è un tramite di unione e comunicazione fra le varie dimensioni del creato.
Una variante di tale complesso simbolico è l’altra leggenda riguardante la nascita delle piante medicinali dalla Croce. In termini generali, nessuna pianta, nella mentalità mitologica, viene considerata preziosa, nel caso specifico curativa, di per sé, ma per la sua partecipazione ad un archetipo, inteso nel senso di “vicenda, modello esemplare d’origine soprannaturale”. La pianta possiede un prototipo celeste, o deriva la sua sacralità, ossia le sue qualità positive, dalla sua partecipazione ad una vicenda divina. Nel folklore europeo, ciò si realizza nelle credenze che mostrano la nascita delle erbe medicinali sul monte Calvario, ai piedi della Croce o sul legno medesimo. Si attribuisce l’efficacia di queste piante sia al tempo in cui sono comparse, sia al fatto di aver guarito le ferite di Gesù
La leggenda della croce assomiglia all'allegoria del Lignum Vitae (1257-1274) di Bonaventura. In questa allegoria viene raccontata la vita di Cristo in tre fasi: l'origine, la passione e la gloria. Bonaventura usa lo schema esegetico dell'albero della vita Ogni stadio ha quattro fiori con ciascuno quattro frutti, rappresentanti le meditazioni che vanno "assaggiate”. Il Lignum Vitae di Bonaventura fu nel 1305 l'ispirazione per l'Arbor Vitae Crucifixae di Ubertino da Casale (1259 - dopo 1328), che adopera l'albero della croce come schema esegetico. L'uso dell'albero come schema didattico e/o esegetico per l'apprendimento o per la meditazione non era nuovo ai tempi di Bonaventura e Ubertino da Casale. L'albero era un diagramma enciclopedico prediletto per l'organizzazione del sapere di ogni tipo. Anche le figure dì Gioacchino da Fiore (1130-1202), importante figura d'ispirazione per Ubertino, erano alberi. La differenza è che Bonaventura e Ubertino utilizzano il diagramma nel contesto della passione di Cristo, congiungendo in questo modo l'albero enciclopedico con quello teologico.
L’ordine francescano contribuù all’affermazione del culto della “Vera Croce” anche in altri modi. Anzitutto, a partire dal 1342 i francescani svolsero il ruolo di custodi (Custodes) dei luoghi santi in Gerusalemme cioè della chiesa del Santo Sepolcro, la grotta della nascita in Betlemme e la tomba di Maria nella valle di Giosafat. Inoltre, è proprio nell’ambito dei Minoriti che si diffuse fortemente una forma di religiosità di tipo cosiddetto “devozionale” ed “affettivo”, che sboccherà nei secoli XIV-XV nella vera e propria “mistica della Croce” e mystica Passionis. Sebbene il culto della Croce e della Passione sia antico quanto il cristianesimo, pure l’accentuazione del suo ruolo e l’elaborazione di un pensiero teologico ed una “mistica” incentrati su di essi costituiscono un fatto piuttosto innovativo rispetto al passato.
In questo contesto, l’arrivo di numerose reliquie provenienti dall’Oriente cristiano in seguito alle Crociate contribuì alla diffusione di una religiosità maggiormente legata al pathos, all’emotività ed alla figura del Christus patiens.

3 commenti:

  1. Marco
    inutile che ti dica che il post è bellissimo.

    Mi piace l'immagine dell'albero del bene e del male,che dall'antica collocazione nel giardino dell'Eden,nel 3670 a.C.,data della creazione secondo la tradizione ebraica,si riproduce di generazione in generazione finchè il legno dell'ultimo albero è destinato a diventare la Croce di Cristo.
    Un simbolismo perfetto per indicare la continuità del percorso dal peccato originale di Adamo ed Eva fino alla Crocifissione che rappresenta la Redenzione.

    ciao a presto
    Marcello

    RispondiElimina
  2. Grazie dell'apprezzamento per il mio modesto intervento. Vorrei aggiungere ancora qualcosa sul culto delle reliquie nel Medioevo, ma, su ciò, a più tardi.
    Ciao ed a presto

    RispondiElimina
  3. Trovo interessante e ben argomentato questo lavoro di ricerca. Ci sono parecchi passi che mi erano comletamente ignoti. Da come poi è stata redatta, in maniera semplice concisa e chiara, bisogna darne atto all'autore.

    RispondiElimina