sabato 2 febbraio 2013

I canti religiosi nella tradizione cristiana

Dal Diario di venerdì 13 marzo 2009
Alcuni elementi mi hanno indotto a pensare che il Sud Italia possa vantare senz'altro un primato nei confronti del Nord: esso possiede un più vasto repertorio di canti popolari sacri.
L'impressione mi era scaturita già quando ebbi modo di assistere ad un evento religioso che si perpetua da secoli nella zona del Basso Lazio, riguardante i pellegrinaggi che si svolgono alla Madonna di Canneto. Un'altra ragione mi è stata fornita da un libro "Sulla musica e le storie di un'Italia perduta". E la conferma definitiva l'ho avuta assistendo ad un concerto dedicato agli antichi canti popolari sacri. Canneto, località amena situata all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, è tradizionale meta, il 21 agosto di ogni anno, di una processione solenne e immensa che si svolge attorno alla chiesa del Santuario. Vi prendono parte pellegrini provenienti dai paesi del circondario, posti entro un raggio di 60 km. Durante la lunga processione, e la veglia notturna che vi fa seguito, è un continuo intonare canti invocativi alla Madonna. E ciò si ripete incessantemente anche durante le marce di andata e ritorno, o dei tragitti in comitiva con i pullman. Sono antichi canti mantenuti vivi e perpetuati oralmente da una generazione all'altra. Fino all'immediato dopoguerra, venivano trasmessi quasi solo oralmente, a causa dell'analfabetismo ancora abbastanza diffuso tra la popolazione più anziana. Un aiuto concreto veniva dalla discografia vinilica, ora divenuta incetta di collezionisti, che però era limitata ai brani più belli e più in voga (Madonna di Canneto - un popolo lieto...). Agli anziani, non necessariamente i più vecchi, era demandato il compito di trasmettere la tradizione canora ai giovani. I partecipanti, di qualsiasi provenienza, avevano l'onere di doverseli imparare a memoria, per non fare la figura di non saperli. Durante le prove, e poi durante i pellegrinaggi, era frequente assistere a colorite discussioni che avevano per argomento i testi e la musica dei canti. E non di rado, si sentivano rimbrotti pittoreschi a coloro che sbagliavano una parola o una tonalità. Vi era, poi, una sottile e velata gara tra coloro che ambivano ad eseguire la migliore interpretazione. A dimostrazione di quanto la tradizione fosse sentita da tutti, ogni paese partecipava col proprio gonfalone comunale. L'intuizione venutami dalla lettura del libro, la devo a Giovanna Marini, cantante folk del periodo della Contestazione, che dal 1975 ha insegnato estetica del canto popolare alla Scuola di Musica di Testaccio (Roma). Nei periodi di Quaresima, dal 1991 Giovanna Marini organizza viaggi sistematici di ricerca di brani "in via d'estinzione". Ricordi di quei viaggi sono racchiusi nel suo libro Una mattina mi son svegliata (Rizzoli, prima edizione 2005). Dei dodici viaggi descritti nel libro, ben dieci sono avvenuti in Italia meridionale; solo due in Toscana e Liguria. Vi si narra anche, in modo professionale, del modo come vengono intonati i brani tipici, che hanno resa famosa quella data località, per quella data peculiarità. Fatti in gruppo, da comitive di studenti italo-francesi, i dieci viaggi verso l'Italia meridionale sono avvenuti a: Giulianello e Sessa Aurunca; Giulianello; Castelsardo e Orgosolo; Fiuggi, Blera, Verbicaro e Nocera Tirinese; Palermo, con tappa programmata da Mimmo Cuticchio ultimo valido cuntista (cantastorie) siciliano, e poi a Montedoro e Milena; Calamonaci, Agrigento, Barcellona-Pozzo di Gotto; in Salento; San Costantino Briatico, colonia albanese del Monte Pollino; e, anche se non c'entra niente con i canti sacri, nel '99 è stata anche al Cantamaggio, in Toscana, arricchendo così il libro di storie e aneddoti. Nel 2000 a Orosei, ultimo dei viaggi misti italo-frencesi. E poi, con comitive solo italiane, a Cuglieri (Sardegna); a Piana degli Albanesi (Palermo). Nel 2003 a Sessa Aurunca (Caserta) per ascoltare il Miserere di Sessa, che è per vocalità maschile, ma, di recente, è stata una donna a cantarlo, e ciò ha suscitato vivo interesse nei ricercatori, che hanno voluto andare a cercarla. Pasqua del 2004, eccezionalmente al nord, a Ceriana (Savona) per ascoltare la Lauda de la Madona de la Vila. "E' un canto polifonico costituito da un lunghissimo melisma: dura più o meno dieci minuti, con una nota di bordone bassa comune ai due accordi di tonica e dominante, quindi una quinta, su cui si articola tutto il canto: sembra veramente un alleluiatico. L'insieme è molto emozionante, perchè ci sono solo due solisti, a distanza di terze parallele, un primo con una voce dolcissima, e un secondo con voce di altro timbro, ma egualmente interessante, sui quali entrrano di spinta tutti i componenti della compagnia, tutti sulla quinta, tutti insieme, e fanno sempre la stessa nota per tutto il pezzo, ma non trovano la cosa nè noiosa nè facile. Infatti, non lo è. Cantano appoggiati uno all'altro, spesso con la mano sull'orecchio per intonare bene la loro unica nota che va rinnovata e sostenuta, perchè se calassero - cosa probabilissima - trascinerebbero i due solisti su tonalità sbagliate." Non essendo un esperto musicologo, ho trascritto un brano integrale della Marini, per cercare di trasmettere un po' delle emozioni che ho provato nell'assistere al concerto vocale strumentale del Gruppo di Canto Popolare di Nova Milanese, sabato 7 marzo 2009. Anche le Sorelle Elli, direttrici del Gruppo, hanno dovuto, o voluto, attingere al repertorio meridionale, per poter allestire un programma, risultato poi di ottima fattura.Il concerto, dedicato alla Festa della Donna, e concomitante con l'inizio del periodo di quaresima, è stato quasi tutto incentrato su canti popolari sacri, tratti dal più vasto repertorio religioso meridionale. Ad ospitare l'evento è stato il Parroco di Nova Milanese, che ha concesso l'uso della Chiesa di Sant 'Antonino Martire, per fare svolgere l'evento. Festa della donna e Quaresima, non potevano che far suggerire un'esibizione di canti sacri incentrati sul dolore della Madonna, per la passione, Calvario e morte di Gesù Cristo: Mater Dolorosa. E' stato per me oltremodo curioso osservare come se la sarebbero cavata, col dialetto antico meridionale, donne del Nord abituate quindi ai dialetti di qua. La prova è stata egregiamente superata. E, in un brano da solista, su Passione e Crocefissione, Mariuccia Elli, la veterana del Gruppo, si è cimentata in un pezzo di alto virtuosismo, dimostrando così una bravura superlativa. E' stata chiesta una replica del concerto: chissà se verrà accolta...

lunedì 28 gennaio 2013

Santa Giuseppina Bakhita

Santuario Madonna del Rosario - Vimercate

Quel giorno le campane di Vimercate suonavano a distesa, ed io, da una stanza del suo vecchio ospedale non ne capivo le ragioni: venivo da fuori, e non ero informato di quanto stava avvenendo in  città. Il motivo lo intuii più tardi, quando una suora, in visita ai reparti, mi donò un santino con l'effige di colei che era stata canonizzata quel giorno in San Pietro. L'immaginetta, ben conservata, reca scritto Madre Giuseppina Bakhita, con sotto la foto di una suora nera. Più sotto sta scritto che è la prima santa africana.

Madre Giuseppina Bakhita - dal Forum Virgilio

Era la domenica I° ottobre 2000, e fu solo anni dopo, ripensando a quel giorno, che capii le vere ragioni di tanta festa: suor Bakhita aveva trascorso due anni nel noviziato di quella città. Era giunta lì da Schio, per dare una mano alle consorelle, sciegliendo spontaneamente di svolgervi servizi umili e faticosi. Era il 1937, e suor Giuseppina, già in odore di santità, aveva 68 anni. Durante quei due anni di soggiorno a Vimercate, visitò alcuni centri canossiani, dislocati soprattutto nel nord Italia. Durante una di quelle visite, pervenne a Nova Milanese.
Nova in quegli anni era ancora un piccolo centro, prettamente rurale, di nemmeno 5000 abitanti, che vivevano all'interno di corti e cortili, 45 delle quali resistono tuttora, quale segno distintivo di questa cittadina brianzola. C'era un solo asilo, distante pochi passi dalla chiesa parrocchiale. Fungeva anche da oratorio femminile, e conteneva un'aula adibita a scuola di cucito. Le suore, dell'Ordine Canossiano, dimoravano al piano superiore dell'asilo. In una di quelle stanze visse il suo periodo novese suor Bakhita. Ancora oggi, anziani del luogo, che allora avevano tra i 6 e i 10 anni, hanno un vivo ricordo della "suora nera" della loro infanzia. Li intratteneva nel gioco, accompagnandoli poi in chiesa per le funzioni. L'asilo era stato costruito nel 1913, rapidamente, e con gli scarsi mezzi finanziari del tempo. Alla fine degli anni '80, non più a norma con le direttive moderne, l'asilo venne demolito. Ora, in tutto il comprensorio comunale esistono almeno cinque nuovi moderni asili. Del vecchio asilo, dove soggiornò la Santa, non esiste più nulla.

Dopo la canonizzazione di suor Bakhita, l'amministrazione novese dovette decidere se dedicarle o meno un appropriato spazio o luogo pubblico, che ricordasse degnamente il suo passaggio da questo territorio. L'imput venne da una petizione popolare. Fu creato un parco, che venne intitolato alla Santa. Così nacque Parco Bakhita di Nova Milanese, nel 2007 (vedi anche il post Toponomastica femminile). E' bene ricordare che la causa di beatificazione di suor Bakhita era iniziata nel 1959, ad appena 12 anni dalla sua morte, indice questo di grande santità.

Ciò nonostante, però, Santa Bakhita restava sempre sconosciuta al grande pubblico. Ci ha pensato Rai1 a rompere il silenzio, realizzando, nel 2008, la ponderosa fiction romanzata: Bakhita.
Trasmessa su Rai1 il 5 aprile 2009, è stata riproposta da Tv2000, nelle sere del 19 e 20 maggio scorso. La fiction ripercorre tutta la vita della santa, dalla nascita fino all'arrivo a Venezia, discostandosi un poco dalla storia vera, ma solo per esigenze cinematografiche, e senza però snaturarne l'essenza. Nella fiction il racconto della vita di suor Bakhita si interrompe nel punto in cui viene battezzata, cresimata, e pronuncia poi i voti che le consentiranno di entrare nell'Ordine delle suore Canossiane. Stando alla storia vera siamo nel 1896.


1/6/2012 - Parco comunale Bakhita - Nova Milanese - foto di Mariella Simonetta

La news di Antonio Socci, del Natale 2008, dedicata totalmente alla santa, può essere considerata una sorta di panegirico, sulla falsariga di quanto Dante scrisse di San Francesco nella Divina Commedia, 700 anni fa (Paradiso, Canto XI). Per conoscenza, trascrivo alcuni brani della news:

..."La padrona quel giorno si annoiava, così decise di far seviziare le tre ragazzine nere che aveva comprato come schiave: avevano circa 10 o 11 anni. Bakhita fu bloccata a terra e con un rasoio le fecero 114 tagli nella carne. Poi riempirono di sale le ferite. Così, per divertimento. Perché era considerata una cosa dai padroni musulmani.

All’età di sette anni, nel 1876, era stata rapita nel suo villaggio sudanese e venduta come schiava quattro volte. Aveva conosciuto solo la ferocia. Così è la storia umana senza Gesù. ...

... Morta nel 1947, è stata proclamata santa nel 2000. Non c’è situazione tanto estrema e drammatica che non possa essere raggiunta e liberata da Dio fatto uomo. Anche oggi, tempo di diverse schiavitù. ...".

Di lei sono stati scritti diversi saggi, due dei quali scandagliano a fondo il pensiero della santa. Nel primo, "A Sua immagine", di Cànopi Anna Maria, Edizioni Emp, viene accomunata ad altri tredici mistici, dalla santità altrettanto eroica, tra i quali: Elisabetta della Trinità, Silvano del Monte Athos , Faustina Kowalska, Luigi Orione, Massimiliano Maria Kolbe, Edith Stein.
Nel secondo, "Quarto libro dei ritratti di santi", di Antonio Maria Sicari, Edizioni Jaca Book, viene ritratta in compagnia di altri "grandi santi". Tra di loro: Chiara d'Assisi, Antonio di Padova, Rita da Cascia.

Qui il trailer del film della Rai: http://youtu.be/w3NdcWR9mSs

Post correlati:
Istituto Canossiano - Venezia
Chiesa di Sant'Alvise - Venezia

Dal Diario dell'11 giugno 2012